“Fanno un baffo ai Google Glass, soprattutto a livello estetico”. È stata questa, lo ammettiamo, la frase letta nell’articolo di Anna Rudelli su Wired, che ci ha indotto a vederci più chiaro (è proprio il caso di dirlo) sugli iPal, i nuovi occhiali smart che, indossati alla guida, sono in grado di prevedere un colpo di sonno avvisandoci – con un beep o una vibrazione, a noi la scelta – se le palpebre iniziano ad scendere sotto il “livello di soglia”.
Come funzionano? È molto semplice: gli occhiali dal design leggero e semplice, sono dotati di 4 videocamere, due HD Scene Cameras che guardano tutto ciò che è alla portata della nostra vista; e altre due, invece, che controllano i movimenti di iridi e palpebre, avvertendoci nel caso in cui la nostra attenzione cali in modo preoccupante.
Grazie all’app Driver Assistance della piattaforma iPal potremmo non solo scegliere il suono meno invasivo – quello che non ci fa sbandare all’improvviso dal colpo di sonno, provocando un nuovo pericolo -, ma potremmo anche decidere di collegare l’app direttamente al sistema audio dell’automobile via Bluetooth.
Il sistema utilizzato per questa innovativa tecnologia è il NUI (Natural User Interface), che consente una comunicazione user-device molto più dinamica.
Gli iPal potrebbero essere un prezioso aiuto per ridurre gli incidenti stradali, se si pensa che – dati Istat alla mano -, il 20,4% di essi è causato da colpi di sonno o distrazioni da parte del guidatore. E il sito ufficiale dell’ACI sottolinea proprio che “Gli incidenti causati dal colpo di sonno sono i più gravi, con un elevato rischio di mortalità dovuto alla totale inazione del guidatore, che addormentandosi non ha consapevolezza dell’imminente pericolo”.
Ma al nobile scopo per cui sono nati gli iPal, come spesso accade per le innovazioni tecnologiche, si affiancano anche altre funzioni più leggere, come quella di poter scattare foto e fare video con una semplice strizzatina d’occhio, inviando poi i prodotti multimediali sulla piattaforma iPal installata sul nostro smartphone e permettendoci così di catturare in un attimo, attimi di realtà altrimenti impossibili da custodire (se non nella nostra memoria).
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