Marianna Capuano, founder di Macavè, la linea di gioielleria in vetro tiffany, ha deciso di proseguire il suo viaggio nell’innovazione, partecipando anche alla terza edizione dell’ Atelier di Artigianato Digitale (AAD). Da una lavorazione prettamente bidimensionale, Marianna, grazie alla formazione ricevuta da esperti del settore durante il suo primo anno di AAD, ha raggiunto il suo obiettivo di realizzare prototipi tridimensionali in vetro, combinando tradizione e innovazione, artigianato e nuove tecnologie digitali.
Com’è nata la passione per la vetreria? Qual è stato il suo percorso di crescita al CAD? A quali orizzonti mira oggi? Scopriamolo insieme in questa intervista.
Buona lettura!
Ciao a tutti, sono Marianna Capuano, fondatrice del progetto Macavè: una linea di oggetti di arredo e gioielleria in vetro Tiffany. La mia passione nasce presso Vetreria Capuano, fondata da mio padre negli anni ‘70 e ancora oggi attiva, grazie anche alla collaborazione con architetti del territorio.
Il mio sogno è stato quello di creare oggetti riprendendo un’antica tecnica di lavorazione del vetro, quella Tiffany con saldature a piombo, e riproporla con un design contemporaneo e innovativo, attraverso la realizzazione di complementi d’arredo come lampade o qualche pezzo di gioielleria anche.
Parte del mio gusto creativo lo devo sicuramente all’esperienza che ho avuto in Francia, dove mi sono specializzata in un settore completamente diverso, che è quello della fotografia documentaria. Inoltre, gli studi svolti in Accademie d’Arte in Francia e le esperienze nelle gallerie parigine hanno sicuramente contribuito allo stile e alla tecnica di lavorazione che ho deciso di seguire oggi.
L’esperienza qui al Centro per l’Artigianato Digitale mi ha aperta verso nuovi orizzonti, soprattutto nella progettazione di oggetti che si sviluppano in volume, quindi in tre dimensioni. Ciò mi è stato possibile grazie al disegno tridimensionale, che è la fase che mi permette di vedere già l’oggetto finito prima ancora di iniziare il processo di lavorazione.
La stampa del modello 3D, in plastica, diventa un supporto per l’assemblaggio delle parti bidimensionali, cioè del vetro, e questa progettualità mi permette di realizzare oggetti tridimensionali che non avrei potuto fare senza un supporto a sua volta tridimensionale. Questo nuovo approccio mi ha permesso sicuramente di accelerare alcune fasi di progettazione dell’oggetto, evitando soprattutto di commettere alcuni errori nella misura delle superfici bidimensionali del vetro e, quindi, di ottenere misurazioni corrette che avrebbero poi corrisposto alla forma finale dell’oggetto tridimensionale.
L’anno trascorso qui al Centro per l’Artigianato Digitale mi ha sicuramente permesso di ampliare la mia progettualità verso oggetti appunto tridimensionali. L’utilizzo delle nuove tecnologie, come la stampante 3D o la milling machine per il legno, mi accompagneranno verso progetti che prima non avrei potuto immaginare.
Spero di avere nuove collaborazioni con architetti o designer e di sviluppare oggetti innovativi e contemporanei.
Intanto, vi aspetto nella mia bottega qui al CAD!
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