Dove eravamo rimasti? Ah si! Era tutto pronto per iniziare…c’era il terreno, accuratamente setacciato e concimato con del letame, c’erano i bancali di circa 80 cm di larghezza pronti ad accogliere non tanto filari, quanto “griglie” di piantine diverse destinate ad interagire tra loro. C’erano i corridoi – che non dovrebbero mai mancare in un orto domestico -, ricavati con vecchi tavelloni di recupero e sollevati dal terreno per mezzo di mattoni pieni (questo avrebbe consentito di prendersi cura dell’orto senza doversi sporcare le scarpe). Ora siamo pronti per iniziare!
Un orto domestico può cominciare così: pomodori, fagioli, cipolle, peperoni, melanzane, cetrioli, fiori di tagete e nasturzio, sinergicamente conviventi in soli 12 mq.
I mattoni pieni posti a zoccolo delle tavelle, consentono di manutenere l’orto senza intralciare lo sviluppo delle piante e senza affondare nel terreno umido.
Ogni ortaggio appartiene ad una famiglia botanica diversa, perché se avessi consociato ortaggi della stessa famiglia, e quindi con esigenze nutritive simili, questi sarebbero entrati in competizione per le risorse e, inoltre, avrebbero sfruttato allo stesso modo il terreno, impoverendolo di quei nutrienti necessari a tenere lontani i parassiti.
Come repellente per gli insetti, ho poi abbinato le piante aromatiche. Il rosmarino, per esempio, è una pianta genericamente immune agli attacchi degli insetti, mentre il basilico, così come il peperoncino, oltre all’azione protettiva sembra migliorare il sapore dei pomodori vicino ai quali è piantato.
Ho poi posto delle liliacee, come l’aglio e la cipolla, a bordura del bancale per scongiurare attacchi alle radici da parte di afidi e altri parassiti.
Ho provato anche ad alternare il cetriolo col fagiolino (essendo due rampicanti, ho usato un’unica spalliera), inoltre la leguminosa è in grado di fissare azoto atmosferico di supporto alla cucurbitacea.
Ho piantato a spaglio della misticanza da taglio investendo ben 1,20 € per l’acquisto di una bustina di semi che spero fornirà insalata per tutto il periodo vegetativo.
Forse le zucche, per la loro invadenza, non sono adatte ad una vita consociativa. Vedremo…
Ho voluto, infine, fare un esperimento: piantare il fagiolino sia abbinato al pomodoro (consociazione che vi consiglio), sia vicino alla cipolla (ve lo sconsiglio), per sperimentare personalmente, e per opposti, il funzionamento di queste teorie. E… indovinate un po’? Le piante che mi hanno dato più soddisfazione in assoluto sono state i fagiolini.
Ho piantato 3 fagioli per ogni buca in modo da innescare le condizioni di competizione adatte alla germinazione – che è avvenuta dopo poco una settimana -, in abbinamento col cetriolo ed il pomodoro. Questi ultimi, trapiantati da piantine acquistate in vivaio, non hanno dato i risultati sperati. L’anno prossimo proverò direttamente dai semi!
Dopo solo due settimane sono spuntati i fiori di cetriolo che, come previsto, hanno trovato nel fagiolino un buon partner per lo scambio delle risorse.
Ho preparato poi una convivenza tra il fagiolino (è quello dalla foglia a cuore), il cetriolo (dalla foglia pelosa) ed il nasturzio, quest’ultimo col prezioso compito di tenere lontani i parassiti.
Ammetto la mia ignoranza nel confessarvi di non sapere che la zucca avesse fiori maschili e femminili. Ma la vera sorpresa ricevuta da queste piante è stata ritrovarle sbocciare quasi ogni giorno, per tutta la primavera scorsa, durante l’estate e fino alla seconda settimana di ottobre. Una meraviglia che, vi assicuro, non ha prezzo!
L’orto ha dato da mangiare per buona parte dell’estate la mia famiglia (due adulti e tre bambini) con una raccolta giornaliera di fagiolini, pomodori e fiori di zucca, mentre i cetrioli e le melanzane hanno provvisto raccolto per 4 o 5 volte in tutto.
Nel mio orto non ho dimenticato, naturalmente, l’area destinata a verdure da taglio che, a cadenza quindicinale, ha provveduto a fornirci piattoni di ottima insalata di misticanza.
Le piante aromatiche, poi, hanno accompagnato con il loro aroma, per l’appunto, le pietanze di ogni giorno e tra loro ho scoperto il crescione che ha arricchito le insalate e altri cibi con la sua nota piacevolmente pungente, fornendo anche quei nutrienti che una dieta ad alto tasso vegetale richiede.
Ma al di là dei risultati – spesso positivi e qualche volta deludenti – che hanno portato alla mia tavola cibo di sicura genuinità, una cosa mi piacerebbe parlare: della cura, o meglio, dell’amore per la vita che si sviluppa all’interno di un piccolo orto.
Lo stesso pezzetto di terra rimasto incolto per anni, adesso rivive grazie alla complessità di verdure sinergicamente combinate tra loro, innescando inoltre un processo biologico che ha investito anche l’ambiente animale: insetti come il bombo o il grillo, hanno potuto “colonizzare” territori nuovi; piante erbacee, occupando i bancali, mi hanno obbligato ad un contatto giornaliero con le colture.
Diserbare manualmente non è solo qualcosa di faticoso. È qualcosa di più prezioso. Rappresenta la possibilità di scaricare lo stress nella cura delle piante da conservare. Accantonare le “erbacce” per farne, una volta secche, una pacciamatura è un gesto che dona la consapevolezza che stai facendo la cosa giusta, che tutto ha un ciclo vitale e che nulla è considerato estraneo al terreno stesso.
In quest’ottica è rientrato anche il discorso del raccolto dei semi. Raccogliere semi, per la semina successiva, vuol dire due cose fondamentali: la prima, è non dover dipendere dall’esterno per la semina delle piante, la seconda – e la più importante – è poter disporre di semi di piante cresciute in QUEL POSTO e quindi adattate a quel tipo di ambiente, avendo la certezza che quella pianta l’anno prossimo darà i suoi buoni frutti, perché già sperimentata. In questo modo, è possibile, nel tempo, applicare una lunga e lenta selezione delle piante che danno i migliori risultati, lasciando però sempre spazio alle nuove sperimentazioni.
A distanza di tempo, mi sento di consigliare a chiunque di ritagliarsi un piccolo orto. La buona cura e l’annotazione costante delle esperienze “sul campo”, non mancheranno di portare risultati appaganti e genuini.
To be continued…
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Le altre storie del diario del Mediterranean Sustainable Lab:
. Carlo: vi racconto la mia storia e la mia scelta di ritornare in campagna
. Dall’orto tradizionale, all’orto sinergico (per prove ed errori) – parte prima
. Dall’orto tradizionale, all’orto sinergico (per prove ed errori) – parte seconda
. Dall’orto tradizionale, all’orto sinergico (per prove ed errori) – parte terza
. Dall’orto tradizionale, all’orto sinergico (per prove ed errori) – parte quarta
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