La modellazione parametrica per l’architettura
L’utilizzo della modellazione parametrica per la progettazione permette di superare limiti geometrici e ottenere forme e soluzioni uniche.
Il tutto grazie a dati e parametri che, modificati, creano infinite possibilità. Il settore del computational design è in costante ascesa e promette una maggiore efficienza e razionalizzazione del processo di sviluppo di progetti architettonici e, al tempo stesso, una trasformazione radicale del ruolo dell’architetto.
L’approccio del design computazionale
Il design computazionale unisce i fattori creativi, funzionali, simbolici e produttivi che portano alla realizzazione di un oggetto di design, con gli algoritmi alla base della computazione, che traducono la complessità in informazioni semplici e le trasforma in dati.
Il designer, o l’architetto, che lavora con il design computazionale non dovrà far altro che inserire dei parametri, ossia dei dati, all’interno di un software che elaborerà una forma sulla base di essi. Proprio per l’introduzione di questi parametri, la modellazione computazionale viene anche definita modellazione parametrica.
Nell’ultimo ventennio, il mondo del computational design ha avuto una notevole evoluzione. Dal Computer Aided Design (CAD) si è passati ad una logica di progettazione complessa dove la rappresentazione ha lasciato il posto alla simulazione.
Il design computazionale a supporto dell’architettura
In un articolo di Sourceable.net, Will Gow, BIM Manager dello studio australiano Cox Architecture, sostiene che “i computer sono in grado di sviluppare autonomamente progetti architettonici in grado di soddisfare la maggior parte dei criteri oggettivi di progettazione. L’automazione delle principali fasi di un processo di progettazione avrà un profondo impatto sul settore dell’architettura, riducendo intensità, tempistiche e costi del lavoro.”
Il diffondersi del design computazionale in architettura ha riportato in auge lo stesso interrogativo che si presentò con l’avvento del CAD (Computer Aided Design): l’evoluzione, minerà il ruolo dell’architetto? Il progettista verrà “sostituito” dal programma? La risposta, oggi come allora, è: assolutamente no! Questo perché il programma rappresenta uno strumento a supporto del progettista che resta sempre la “mente”, colui che decide e fissa il risultato da ottenere.
Il buon utilizzo del programma, infatti, si basa sul presupposto che l’utilizzatore sappia inserire correttamente dati e parametri in modo da gestire il software e non sia invece “gestito” o vincolato da esso. L’architettura è, quindi, il campo ideale dove esprimere tutto il potenziale degli strumenti computazionali.
Una volta definito progettualmente l’oggetto, se ne scrive la definizione parametrica precisando parametri dimensionali, quantitativi, materici, di gestione delle forme ecc. Agendo su di essi, si generano forme ed idee anche molte diverse tra loro,ottenendo volumetrie e geometrie che, con i comuni strumenti CAD, sarebbe quasi impossibile – o comunque molto dispendioso dal punto di vista del tempo e delle energie – rappresentare in 2D o 3D. Il design computazionale rappresenta, quindi, il presente e il futuro dell’architettura.
Fonti:
Sourceable.Net
Architetturaecosostenibile.it
Dama.academy
Casaeclima.com
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