Il futuro dell’agricoltura italiana si profila pieno di innovazioni grazie all’uso della robotica e delle nuove tecnologie.
Ma quanto e in che modo queste influiscono sul lavoro nei campi? È possibile essere innovativi senza dimenticarsi di essere sostenibili?
Quello di cui ha bisogno l’agricoltore oggi è poter gestire al meglio la produttività, fino all’ultimo metro quadro del suo campo. E lo fa unendo conoscenze ataviche ed esperienze pregresse, con nuove skills provenienti da un’agricoltura 2.0, sempre più tecnologica, informatizzata e precisa.
Così, dall’uso di droni che sorvolano le coltivazioni per raccogliere dati e prendere decisioni tempestive, a quello di sensori che analizzano lo stato delle piante in tempo reale attivandosi solo quando ce n’è bisogno, fino agli scanner a infrarossi che esaminano il terreno, e ai cloud dove archiviare tutti i dati, il mondo si muove verso una nuova era di “agricoltura di precisione”, già divenuta realtà per 2 milioni di aziende agricole americane.
Una delle esperienze più interessanti nel nostro Paese, è quella di Imamoter, l’istituto di ricerca del Cnr dedicato alle macchine per l’agricoltura dove si sta lavorando sulla realtà aumentata e sull’utilizzo di droni a guida autonoma, dotati di sensori che possano fornire ai mezzi agricoli tutte le informazioni necessarie per un impiego della macchina molto più puntuale ed efficiente.
I benefici nell’introduzione dei droni, e più in generale delle nuove tecnologie, in agricoltura sono dunque molteplici e si concretizzano non solo in una maggiore produzione, ma anche in una riduzione notevole di tempi e costi. Sì all’innovazione in agricoltura, quindi, ma senza perdere mai l’attenzione all’ambiente.
E proprio di sostenibilità di sta occupando il processo di inverdimento o greening della Pac 2014-2020, che consiste nell’introduzione di una remunerazione aggiuntiva per la produzione di beni pubblici, quali sottrazione di CO2, difesa del suolo, regimazione e qualità delle acque, in linea con gli obiettivi della Strategia Europa 2020.
Tale contributo è obbligatorio per gli Stati membri, risultando invece volontaria l’iniziativa di sostenibilità per gli agricoltori.
Il nuovo aiuto all’inverdimento è accessibile a tutti gli agricoltori, purché rispettino gli impegni previsti volti ad apportare un beneficio ambientale.
Sarebbe auspicabile pensare che il greening riparta proprio dai territori agricoli meno ricchi, quelli dove l’agricoltura era un tempo praticata a mano e che oggi, visti gli alti costi che comporta la meccanizzazione dell’agricoltura, faticano ad essere competitivi sul mercato. Molti di questi terreni stanno scomparendo lasciando il posto ad aree degradate da smottamenti e abusivismo edilizio.
Ma quello che serve sembra essere finalmente arrivato: una nuova rivoluzione tech, che abbatte i costi di produzione ed è di larga portata consentendo a chi è fermo o è rimasto indietro di ripartire e recuperare competitività.
Henry Ford aveva proprio ragione: “Real progress happens only when advantages of a new technology become available to everybody”.
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